
La
qualifica di mondi inferiori e mondi superiori è piuttosto
relativa
che assoluta. Un mondo è inferiore o superiore in rapporto a
quelli
che sono al di sotto o al di sopra di esso nella scala del
progresso.
Prendendo
la terra come paragone, ci si può fare un’idea dello
stato
di un mondo inferiore, supponendo che l’uomo vi si trovi al
grado
di razze selvagge o di nazioni barbare, come se ne trovano
ancora
sulla terra, e che sono i residui del suo stato primitivo. Nei
mondi
ancora più arretrati, gli esseri che li abitano sono in qualche
modo
rudimentali: hanno la forma umana, ma senza nessuna
bellezza;
gli istinti non vi sono temperati da nessun senso di
delicatezza
o di benevolenza, né dalle nozioni di giusto e ingiusto: la
forza
bruta è la sola legge che li governa. Senza industrie, senza
invenzioni,
gli abitanti non si occupano nella loro vita che della
conquista
del cibo. Tuttavia, Dio non abbandona mai nessuna delle
sue
creature: la fundo alle tenebre dell’intelligenza, giace, sempre
latente,
più o menu sviluppata, la vaga intuizione di un essere
supremo.
Questo istinto basta a renderli superiori gli uni agli altri e
prepara
il loro sbocciare in una vita più completa: perché essi non
sono
essere degradati, ma bambini che crescono.
Fra
questi stati inferiori e quelli più elevati vi sono innumerevoli
gradini,
e sarebbe difficile riconoscere negli Spiriti puri, smaterializzati
e
risplendenti nella loro gloria, quelli che furono questi esseri
primitivi;
così come sarebbe difficile riconoscere l’embrione nell’uomo
adulto.
Nei
mondi che hanno raggiunto un grado superiore le
condizioni
di vita morali e materiali sono del tutto diverse, anche da
quelle
sulla terra. La forma del corpo è sempre, come ovunque, la
forma
umana, ma abbellita, perfezionata e soprattutto più pura. Il
corpo
non ha più nulla della materialità terrestre e non è soggetto, in
conseguenza,
né ai bisogni, né alle malattie, né al deterioramento che
è
originato dal predominio della materia. I sensi, più raffinati,
hanno
delle
percezioni che quaggiù vengono soffocate dalla grossolanità
degli
organi; la legerezza del peso del corpo rende la locomozione
facile
e spedita; invece di trascinarsi penosamente sul suolo, il loro
corpo
scivola, per così dire, sulla superficie, o si libra al di sopra di
essa
nell’atmosfera, senza altro sforzo che quello della volontà. Allo
stesso
modo con cui si rappresentano gli angeli o con cui gli Antichi si
immaginavano
i mani nei Campi Elisi. Gli uomini conservano a loro
volontà
la fisionomia che hanno avuto nelle loro migrazioni passate
ed
appaiono ai loro amici come questi li hanno conosciuti, ma
illuminati
da una luce divina, trasfigurati dalle impressioni interiori
che
sono sempre nobilmente elevate. lnvece di avere volti oscuri,
segnati
dalle sofferenze e dalle passioni, sul loro viso l’intelligenza e
la
vita irraggiano quella luminosità che i pittori hanno dipinto con
il
nimbo
o l’aureola dei santi.
La
scarsissima resistenza che la materia presenta per degli Spiriti
già
avanzatissimi, fa sì che lo sviluppo del corpo sia rapido e
l’infanzia
breve,
quasi nulla; la vita, esente da preoccupazioni o angosce, è, in
proporzione,
molto più lunga che non sulla terra. In principio, la
longevità
è proporzionata al grado di progresso del mondo in cui
sono.
La morte non risente affatto degli orrori della decomposizione;
lungi
dall’essere una causa di spavento, è considerata come una felice
trasformazione,
perché in quello stato non esistono dubbi sul futuro.
Durante
la vita l’anima, non essendo rinserrata da una materia
pesante,
è raggiante e gode di una lucidità che le consente uno stato
quasi
permanente di emancipazione, permettendole la libera
trasmissione
del pensiero.
La questi mondi felici i rapporti fra popoli, sempre
amichevoli,
non
son turbati mai dall’ambizione di asservire il vicino, né dalla
guerra
chie di questa ambizione è la conseguencia. Non vi sono né
padroni
né schiavi, né privilegi di nascita; la superiorità morale e
dell’intelligenza
è la sola che fissa le differenze di condizioni e
costituisce
la supremazia. L’autorità è sempre rispettata perché non
proviene
che dal merito e perché si esercita sempre con giustizia.
L’uomo
non cerca mai di innalzarsi sopra l’uomo, ma soltanto al di
sopra
di se stesso, perfezionandosi. Il suo fine è quello di raggiungere
il
grado di Spirito puro, ma questo desiderio incessante non è mai un
tormento
ma una nobile ambizione che lo fa studiare con ardore per
arrivare
ad eguagliare il suo ideale. Tutti i sentimenti teneri ed elevati
della
natura umana, si trovano elevati e purificati: l’odio, le gelosie
meschine,
le basse cupidigie dell’invidia, non ezistono. Un legame
d’amore
e di fraternità unisce tutti gli uomini, e i più forti aiutano i
più
deboli.
Essi possiedono, più o meno, quanto hanno acquisito grazie
alla
loro intelligenza, ma nessuno soffre per la mancanza di ciò che gli
è
necessario, perché non ha da espiare nulla. In una parola: non
esiste
il male.
Nel
vostro mondo voi avete bisogno del male per intendere il
bene,
della notte per ammirare la luce, della malattia per apprezzare
la
salute. Là, invece, questi contrasti non sono necessari: la luce
eterna,
l’eterna bellezza, la calma eterna dell’anima, procurano una
gioia
eterna che non è turbata né dalle angosce della vita materiale,
né
dai contatti con i malvagi che non possono accedervi. Ecco ciò che
lo
spirito umano non può comprendere: è stato abile nel dipingere i
tormenti
dell’inferno ma non è stato mui capace di rappresentare le
gioie
del cielo: perché? Perché, essendo inferiore non ha sofferto che
pene
e miserie, ma non ha mai intraveduto gli splendori celesti, e non
può
parlare di ciò che non conosce: ma, a misura che si innalza e si
purifica,
il suo orizzonte s’illumina ed esso comprende il bene che gli
si
offre innanzi, come ha capito il male che ha superato.
Tuttavia,
questi mondi fortunati non sono affatto mondi
privilegiati,
perché Dio non fa parzialità per nessuno dei suoi figli; dà
a
tutti gli stessi diritti e la stessa facilità per ottenerli; li fa
partire tutti
da
un eguale inizio e non accorda a nessuno maggiori doti che agli
altri:
tutti possono accedere ai primi ranghi, sta a loro conquistarli col
loro
lavoro, raggiungerli il più presto possibile o languire per secoli
e
secoli
nei bassi fondi dell’umanità.
Tratto
da : Il Vangelo secondo lo spiritismo di Allan Kardec
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