giovedì 26 luglio 2012

Ritrovarsi nell'amore del sempre


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Ci sarà sempre qualcuno a confortarvi e a spiegarvi quello che vi è accaduto quando arriverete nell'altra dimensione il perchè siete ancora vivi e perchè la vostra famiglia terrena non può vedervi e il perchè non potete reintegrare il vostro corpo fisico, ciò che è molto penoso per noi e' il constatare l'angoscia profonda di coloro che ci arrivano accanto senza alcuna preparazione e nessun credo. Voi che mi leggete o mi ascoltate non troverete ne angoscia ne dispiacere ne sorpresa sgradevole quando arriverete a un altro livello di esistenza, voi sapete che continuerete a essere vivi non importa quale sia la maniera con la quale ci avrete raggiunti, avrete avuto il modo informare la vostra famiglia e dirle che al di là del tempo e dello spazio ci sarà ancora un ritrovarsi nell'amore del sempre.

Comunicazione di Georges Morrannier trapassato nel 1973 a 29 anni a sua madre Jeanne.
Tratto dal suo libro “ Verse l'Unite' ”

Jeanne Morrannier non aveva mai creduto al sovrannaturale ne a una sopravvivenza dopo la morte fisica, non si era mai preoccupata del problema religioso anzi si definiva atea considerando terminata con la morte l'avventura dell'uomo sulla terra. Nel 1973 L'adorato figlio Giorges moriva a 29 anni e lo strazio non aveva limiti perchè non avendo il supporto della fede e la speranza di trovare un giorno in non importa quale dimensione l'essenza spirituale del suo ragazzo si considerava mutilata di una parte vitale di se stessa e cadeva in uno stato abulico di giorni senza scopo e senza valore. Le altre figlie non sostituivano la mancanza di George se non servivano a riconciliarsi con la vita. Il miracolo chiamiamolo così avvenne dopo 1976 George e comincio a manifestarsi a sua madre e alle sorelle come presenza direi quasi fisica spostando oggetti vari generalmente ninnoli di casa, intensi profumi che improvvisamente invadevano come folate di vento le stanze, lievi colpi intermittenti sui mobili come a indicare un amichevole vicinanza gioiosa e consapevole. Jeanne Morrannier comincio' a comprendere che suo figlio era vivo presente accanto a lei. Ne ebbe la conferma quando comincio' a scrivere delle piccole frasi di cui razionalmente si rendeva conto di non aver pensato. Inizio' in lei il fenomeno della scrittura automatica o telescrittura o scrittura ispirata che la porterà con i suoi messaggi a una dimensione ultraterrena e a compilare ben 7 libri.

sabato 21 luglio 2012

Cosa faremo ancora quando saremo là…?

Ma se i morti sono vivi, che genere di vita conducono? Vi sono molte gradazioni e varietà, ma essa è sempre più felice di quella terrena. Come dice un'Antica Scrittura: "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e là nessun tormento può toccarli".
Alla vista dell'ignorante le persone sembrano morire; la loro scomparsa è considerata come una sventura ed il loro allontanarsi da noi come una completa distruzione, ma esse sono in pace.
Liberiamoci dunque da teorie antiquate: chi muore non balza improvvisamente in un cielo impossibile od in un impossibile inferno. Non esiste inferno, nel senso empio della parola, e non esiste inferno in alcun luogo ed in alcun senso, tranne quello che ogni uomo forma per sé stesso.
La morte non porta alcun mutamento all'uomo; essa non lo fa diventare ad un tratto un angelo od un santo né gli conferisce immediatamente la sapienza dei secoli: il giorno dopo la sua morte egli è precisamente lo stesso uomo dei giorno prima, con gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni, lo stesso sviluppo intellettuale. La sola differenza è che egli ha perduto il corpo fisico.
E ciò cosa significa?
Significa liberazione da ogni possibilità di dolore o di stanchezza; liberazione da ogni faticoso dovere, libertà completa, forse per la prima volta nella sua vita, di fare precisamente quello che vuole. 
Nella vita fisica è legato ed impacciato, a meno che non appartenga a quella piccola minoranza che vive di rendita, e si trova sempre nella necessità di lavorare per guadagnare il denaro necessario per procurarsi il cibo, il vestiario e la casa per sé e per coloro che dipendono da lui. In ben pochi casi, forse quelli dell'artista o del letterato, il lavoro è una gioia, ma la maggior parte degli uomini è costretta ad un lavoro che non farebbe se non fosse spinta dalla necessità.
Nel mondo spirituale non occorre denaro, non occorrono né cibo né vestiti né riparo; il suo splendore e le sue bellezze sono a disposizione di quanti vi dimorano, senza bisogno di comprarli.
Nella materia rarefatta dei corpo spirituale ci si può aggirare liberamente ovunque ed a piacere: chi ama le bellezze delle foreste, dei mare, dei cielo, può a suo piacimento visitare i più pittoreschi paesi della Terra.
Chi ama l'arte può trascorrere il suo tempo nella contemplazione dei capolavori dei più grandi uomini. Chi è amante della musica può assistere alle esecuzioni dei più celebri artisti e delle migliori orchestre dei mondo. Ciascuno può dedicarsi interamente alla soddisfazione dei suoi gusti purché il godimento che desidera sia fra quelli dell'intelletto o dei sentimenti superiori e non abbia bisogno dei corpo fisico per essere appagato. 
È quindi evidente che ogni persona rispettabile e ragionevole è infinitamente più felice dopo la morte che non prima, avendo la possibilità non solo di procurarsi i piaceri che desidera, ma anche di fare progressi nelle cose che più lo interessano.
Vi sono infelici nel mondo dell'oltretomba? Sì, vi sono. Poiché quella vita è il seguito inevitabile di questa, ed ogni persona è la stessa di ciò che era prima di abbandonare il proprio corpo fisico e morire, e se i piaceri che essa amava nel mondo materiale erano bassi e grossolani, si troverà nell'altro mondo nell'impossibilità di soddisfare i suoi desideri: il beone soffrirà una sete inestinguibile, non avendo più un corpo con il quale calmarla; il goloso sarà tormentato dalla privazione dei piaceri della tavola; l'avaro non troverà più denaro da accumulare.
Chi si sarà abbandonato in vita a basse passioni le troverà nell'altro mondo come roditrici implacabili: l'uomo sensuale palpiterà ancora di brame che non potrà soddisfare; il geloso sarà lacerato dalla gelosia, ed inoltre non potrà più intromettersi nelle azioni che vorrebbe impedire.
Tutti questi tipi di persone soffrono senza dubbio nell'aldilà, ma soltanto coloro le cui passioni sono state grossolane e fisiche per natura. In ogni caso anche allora essi sono padroni dei loro destino: non devono far altro che vincere le loro basse inclinazioni e subito sono liberati dalle sofferenze che esse procurano loro. 
In breve, non esiste ciò che normalmente si chiama punizione, ma solo il risultato naturale di cause messe in moto. Basta togliere la causa per farne cessare l'effetto, non sempre immediatamente, ma non appena si sia esaurita l'energia della causa ecco che anche l'effetto svanisce.

tratto da :  http://www.cmseritti.altervista.org/index_file/Page2339.htm

domenica 15 luglio 2012

Se tu fossi davvero privo di difese di fronte al mondo e alla vita, figlio e fratello, non esisterebbe spiegazione per i sorrisi che riesci a trovare nei tuoi giorni. __ Ananda

 Il karma è definibile come la legge di causa ed effetto. E' quella sorta di meccanismo che ad ogni causa da noi mossa nella vita di tutti i giorni, fa seguire un uguale e bilanciato effetto contrario. In quest'ottica si potrebbe dire che tutto è karma, vero? Provate a pensare ad una qualsiasi azione che voi possiate compiere, e abbastanza facilmente potreste pensare all'effetto che essa scatena. Nessuno studioso di Fisica - ma forse anche nessuna persona di buon senso - si sognerebbe di negare l'esistenza di un simile semplice principio alla base dell'universo. Ebbene, questo principio di azione e reazione mantiene la sua validità spostandosi nei piani più sottili, laddove idealmente si localizzano quegli "ingranaggi" che guidano gli eventi.

 Voi sapete che tre tipi di effetto ricadono sull'individuo: quello immediato, dovuto alla materia posta in movimento; quello dopo il trapasso; quello che ricadrà nelle vite successive e che è l'ultimo, quello veramente fattivo, definitivo, che ricade sulla coscienza dell'individuo e va a colmare la lacuna che originò l'azione, la causa. Il secondo tipo di effetto, quello dopo il trapasso, impegna l'individuo nella meditazione della sua ultima incarnazione e lo pone, quindi, in uno stato di passività, di subire un effetto e non di muovere cause. Per altre entità (individui N.d.R.) v'è un altro tipo di vita nel cosiddetto aldilà; e intendo quelle creature che da poco hanno iniziato la loro evoluzione umana. Questi individui sono in uno stato simile al sonno. Come voi dormite e sognate, simile è il loro stato: essi sono spettatori di giochi visuali e sensori provocati dai loro veicoli così come avviene nel vostro sonno fisico. Perché, direte, l'individuo non muove cause quando non vive? Tutto è analogo: a un periodo di attività segue un periodo di riposo: azione e reazione. Alla Manifestazione segue il riassorbimento, al giorno la notte, e così via. Altrettanto è per la vita evolutiva dell'individuo: ad una incarnazione nella quale sono state mosse delle cause segue il trapasso nel quale vi è un riposo.

sabato 7 luglio 2012

il libero arbitrio


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Libera la farfalla che è dentro di te, figlio; fa' che le pesanti catene della materia non imprigionino le tue ali; lascia che il volo della libertà ti trasporti oltre
i tuoi confini; e tutte le domande che sono dentro di te troveranno risposta
__Fabius

La libertà dell'uomo è relativa e cresce proporzionalmente all'evoluzione. Ciò è logico: infatti, se un individuo poco evoluto avesse una grande libertà, muoverebbe tante cause che lo soffocherebbero, mentre - essendo la libertà proporzionale all'evoluzione, e cioè alla coscienza - esiste un controllo naturale che restringe il campo di azione degli inevoluti in modo che questi possono muovere solo tante cause da non restare soffocati. Ma dire che la libertà dell'uomo non è assoluta, non significa che l'uomo non abbia alcuna libertà. Libertà assoluta vuol dire assenza di ogni e qualunque limitazione, come assenza di libertà vuol dire assoluta coercizione. Fra questi due estremi è compresa la libertà dell'individuo dal suo manifestarsi nel piano Fisico come cristallo, all'apice della sua evoluzione come superuomo. Non solo, ma se esaminiamo la libertà di un uomo di media evoluzione, vediamo che esiste egualmente questa scala data da:
1) Azioni che egli compie (o subisce) irrevocabilmente per karma, cioè per gli effetti delle cause che egli ha mosse in precedenti incarnazioni (assenza di libertà).
2) Azioni che egli compie per sua libertà relativa, per le quali la scelta è stata influenzata da una necessità (libertà spuria).
3) Azioni che egli compie, sempre nell'ambito della sua libertà relativa, ma al di fuori di qualunque influenza (libertà pura).
Libertà pura, naturalmente, non vuol dire assoluta. Per essere assolutamente libero, l'uomo - come prima è stato detto - non dovrebbe subire alcuna influenza in tutte le decisioni da prendersi, mentre la libertà pura si riflette in una, o poco più, decisioni prese al di fuori delle influenze. Solo nell'uomo massimamente evoluto la libertà pura si identifica con la libertà assoluta, in quanto tutte le decisioni sono prese al di fuori di ogni influenza. Riassumendo: la libertà in genere è la possibilità che ha l'individuo di mettere in atto certi suoi proponimenti. Questa libertà può essere goduta in misura diversa, cioè essere assoluta o relativa. La libertà è sempre un attributo in quanto non esiste in modo a sé stante. La libertà è una conseguenza dell'evoluzione; quanto più l'individuo è evoluto, tanto più è libero. La legge di evoluzione, invece esiste in modo a sé stante. La libertà è un attributo dell'evoluzione. E' assolutamente libero chi non patisce di alcuna limitazione. Le limitazioni possono essere di ordine intimo: mancanza di capacità; oppure di ordine esterno: impedimenti alla realizzazione di un proponimento. Ad esempio: si può avere la capacità di scrivere un romanzo, ma non avere il tempo per farlo (limitazione esterna). La misura della libertà si determina nell'attimo in cui l'individuo si propone di fare qualcosa. Ad esempio: fino a che non ci si proporrà di volare non si determinerà la limitazione che sorge dal non avere questa possibilità. L'assenza di desiderio rende l'individuo indeterminatamente libero. Assenza di limitazione significa anche non essere sottoposti ad alcuna influenza. Tale condizione si realizza in due soluzioni: l'una negativa, l'altra positiva; cioè è assolutamente libero l'individuo che è posto in un ambiente interiore ed esteriore di vuoto assoluto, o l'individuo che ha presente, con eguale intensità, il Tutto. Il libero arbitrio, quindi, non esiste in modo assoluto per l'uomo, in quanto egli è influenzato da innumerevoli fattori d'ordine intimo ed esterno. L'uomo ha un libero arbitrio relativo, in quanto gode di una libertà relativa. Il fatto che l'uomo sia sottoposto ad alcune influenze e limitazioni, non vuol dire che l'uomo sia privo di ogni e qualsiasi libertà, bensì che l'uomo non gode della libertà assoluta.
Tratto da: -Dai mondi invisibili- Cerchio Firenze 77