mercoledì 29 dicembre 2010

COME FESTEGGIARE COI NOSTRI CARI

Durante le feste è ancora più acuto il dolore dovuto alla perdita di una persona cara e ci siamo chiesti se esista un modo semplice per "chiamarLi" e renderLi partecipi del clima rilassato e familiare di questi giorni, che dovrebbero essere un po' meno grigi degli altri. So bene che è difficile festeggiare, nessuno di noi credo si senta disposto, anche dopo anni, a farlo in modo chiassoso ed incontrollato, ma da quel che abbiamo  sperimentato personalmente, possiamo affermare con certezza che la tristezza ed il dolore troppo forte sono delle barriere invalicabili ai Loro contatti spontanei (ADC). E' infatti questo DONO che vorremmo ricevere  per le feste, senza ricorrere a Mediums e Sensitivi, perchè solo l'esperienza diretta può provare, al di là di qualsiasi ragionevole dubbio, che la vita continua anche dopo la morte del corpo fisico. Ecco percio' alcuni consigli che abbiamo raccolto quà e là su Internet. Ve li "passiamo" con la speranza che i metodi indicati si rivelino efficaci.
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1) Parlate ad alta voce ai vostri Cari Defunti per diversi giorni prima dell'evento festivo, in modo da esser certi di essere sentiti. In genere si crede che,quando le persone care muoiono, restano intorno a noi continuamente, a sentire e vedere tutto quello che ci sta succedendo.
Non è così. Che vita noiosa avrebbero se dovessero seguirci ogni minuto! Quindi,
parlate Loro con voce normale, fate sapere che Li vorreste con voi a fine anno, per esempio.
2) Dite chiaramente che non avrete paura di vederLi o di sentirLi parlare: sebbene lo spirito di una persona amata non vorrà mai spaventarvi, è bene dare loro il permesso di starvi accanto. 3) Dite che Li amate e che vi mancano, anche se ci fossero state delle piccole divergenze o liti prima del loro Passaggio: parole di perdono ed amore vi porteranno la loro energia. 4) IMPORTANTE!  Indossate qualcosa che era loro, se possibile: la spilla della nonna, l'anello della mamma, l'orologio del papà, insomma qualcosa che amavano e che ora possedete. Se avete perso un bambino, portate con voi le loro coperte, o qualsiasi altra cosa come un sonaglietto, un cucchiaino, un bracciale ospedaliero, ecc.. , insomma qualsiasi cosa abbiate e che possa connettervi con Loro.
Oppure bevete il loro liquore preferito o, se siete astemi, mettetelo in tavola,
dato che non può certo più far Loro del male, parimenti per chi era fumatore, può essere utile mettere un pacchetto di sigarette in bella vista, come si farebbe se fossero ancora qui.
Vestirsi con i loro abiti, portare i loro gioielli o la loro borsetta o indossarne la cintura è mostrar Loro che Li amiamo e che li vogliamo con noi.
5) Allo scoccare della mezzanotte del 2011, abbracciamo tutti i presenti e poi attendiamo anche i Loro abbracci e baci spirituali: una lieve carezza sulla guancia, o la sensazione di qualcuno che ci sta tenendo la mano. Saprete istintivamente che si tratta di un gesto fatto dai vostri Cari che vivono dall'Altra Parte.  Godete di questi momenti da pelle d'oca e aspettate che qualcosa cada da una mensola o qualche altro fenomeno che spesso accompagnano l'apparizione degli spiriti. Essi sono in grado di fare molte cose per farvi sapere che vi stanno accanto. 6) Tutti iniziamo un nuovo anno insieme a persone in carne ed ossa ed ai "disincarnati" e l'Amore è sempre il "collante" che ci unisce.  Auguro a tutti di iniziare il nuovo anno in modo meraviglioso, certi che si è ancora tutti insieme, PERCHè.....L'AMORE NON MUORE MAI!
                                       
FELICE ANNO NUOVO

domenica 19 dicembre 2010

Evolvenza-Marina Lontano racconta il suo trapasso 2

Evolvenza-Marina Lontano racconta il suo trapasso

giovedì 16 dicembre 2010

A coloro che sono addolorati per la perdita di una persona cara


(Estratto dal libro La voce dell'ignoto - Edizioni Mediterranee)
 
Rivolgo queste mie parole a coloro che si avvicinano a noi addolorati dalla cosiddetta perdita di una persona a loro cara, sperando di mettersi in comunicazione con lei per lenire il loro dolore col trovare la prova della sua sopravvivenza.

Quello che io spero di riuscire a darvi non è tanto il sollievo alla vostra sofferenza quanto farvi comprendere che quello che vi è accaduto deve essere il fermento per la vostra trasformazione, che deve condurvi a vedere la vita da un nuovo punto di vista.
Uno degli interessi che spingono l'uomo ad accostarsi e ricercare il fenomeno medianico è quello di trovare una conferma della sopravvivenza dell'essere alla morte del corpo. Tale conferma può essere ricercata, fra l'altro, per fugare la propria paura di cessare di esistere, oppure per lenire il dolore che la morte di persone amate ha determinato.

In più occasioni ci siamo espressi sulla validità del fenomeno medianico, che si può chiamare spiritico solo di rado, quando raggiunge il contatto con un essere disincarnato. Infatti, anche nei casi in cui non c'è frode cosciente, il che è abbastanza raro, la comunicazione può avere origine nella psiche dei presenti, che dirige le facoltà paranormali del soggetto medianico.

La ragione della frode involontaria sovente risiede nel desiderio di mettersi in contatto con chi non vive più fisicamente, oppure di avere la prova della sopravvivenza, cioè nel desiderio che la realtà sia quale si vorrebbe che fosse.
Tuttavia, anche la prova che il raro fenomeno realmente spiritico costituisce ha, quasi sempre, valore soggettivo, cioè non è assolutamente probatoria per chi non ha vissuto di persona l'esperienza; perciò non dà alla scienza umana, costituita da certezze oggettive, un arricchimento, un punto fermo per la conquista di ulteriori mete.
D'altra parte, siccome le azioni degli uomini non traggono origine solo e sempre dalle certezze oggettive, tutto questo non deve impedire all'uomo di avere una sua opinione in merito e, conseguentemente, un suo comportamento.

Il fatto che noi rappresentiamo costituisce una proposta di opinione e, conseguentemente, una proposta di vita, nella quale l'uomo è consapevole di far parte di una collettività in cui i più dotati che detengono un qualsiasi potere non sopraffanno i deboli, ma colmano le loro deficienze; in cui si invocano maggiori diritti solo quando si adempiono nel miglior modo tutti i propri doveri; in cui gli errori degli altri non diventano giustificazione dei propri ed invito ad errare, ma incentivo a perseguire un mondo migliore cominciando a migliorare se stessi.
Non è, questa, una comoda concezione della vita; tutt'altro; però è una concezione che ha il pregio di rispecchiare l'ordine naturale delle cose; che non chiude la realtà in schemi fissi sacrificando l'individuo ma, via via, l'adatta alle sue reali esigenze evolutive.
Chi si rivolge a noi, più che la prova della sopravvivenza trova una simile concezione della vita, che è molto di più della certezza che l'essere non cessa di esistere. Chi, invece, cercasse solo tale conferma, o la comunicazione con qualche caro trapassato, perderebbe il suo tempo.
Anzi, vi dirò di più: esorto a diffidare dei medium che si dichiarano capaci di evocare a piacimento i disincarnati.
Acciocché il contatto avvenga non basta che vi sia il tramite: la comunicazione deve essere prevista dall'ordine generale secondo cui si svolgono le cose.

Chi conosce la storia dello spiritismo sa che vi sono stati medium che hanno servito da tramite per le comunicazioni di molte entità e non sono essi riusciti a mettersi in contatto con una che, più delle altre, amavano e desideravano sentire.
Noi siamo una delusione per chi avesse tali aspettative. Tuttavia, non possiamo ignorare la dolorosa aspirazione di chi soffre per il trapasso di una persona amata. Con tutto ciò, più che permettere il contatto con essa, invitiamo chi soffre di questo a riflettere sul suo dolore. Naturalmente, parlo nel presupposto che chi mi ascolta sia una persona ragionevole perché, altrimenti, a nulla servirebbe il mio dire.

Comincerò il mio discorso invitando a riflettere sul fatto che la vita dell'uomo deve avere uno scopo, che non può essere quello di soddisfare tutti i desideri umani e di pensare o preoccuparsi solo per se stessi.
La vita sociale e di relazione in cui l'uomo viene a trovarsi, gli avvenimenti stessi che gli accadono, il suo stesso modo di reagire agli stimoli, lo inducono a dedicare uno spazio più o meno grande agli altri. E gli altri sono - almeno in principio dell'evoluzione della coscienza - coloro la cui vita in qualche modo si riflette sulla propria, in qualche maniera la condiziona. E un dedicarsi egoistico, quindi, allorché il legame non sia stabilito dall'affetto; ma anche quando l'interesse all'altro è originato dall'amore, non sempre è spoglio di egoismo; anzi, spesso si tratta di amore possessivo.
Il vero amore desidera il bene di colui che si ama anche se ciò si concretizza in una situazione in cui l'amato non si può più avere vicino come prima. Credo che nessuna persona ragionevole possa contraddire tale affermazione.
La vita presenta degli avvenimenti che non sono conseguenza della volontà di alcuno ed altri che, pur essendo conseguenza del comportamento di qualcuno, coinvolgono certi che non vi parteciperebbero se non fosse il caso che li ha messi a tiro.
 
Di fronte a tali eventi si ripropone il quesito che indubbiamente ogni uomo si è posto nel corso della sua vita, e cioè se l'esistenza di tutto abbia un suo significato, oppure se tutto sia un non-senso.
Quelli che non accettano il significato trascendente della vita si giustificano dicendo che non è dimostrato questo significato trascendente della vita; tuttavia, quando la loro esistenza li mette di fronte a dover accettare o no qualcosa di indimostrabile, suppliscono alla mancanza di certezza con la plausibilità offerta da un ragionamento logico. E non si può certo affermare che logico sia pensare che all'origine di tutto quanto esiste vi sia una fortuita circostanza che dal nulla - in senso organico - non solo avrebbe creato la materia e la vita, ma avrebbe soprattutto composto quel codice genetico secondo cui tutto si sviluppa ordinatamente. Cioè, è assurdo pensare che dal caos il caso abbia creato, o quanto meno avviato, il procedere ordinato, ossia l'ordine e il fine.

Se, invece, si volesse supplire a tale mancanza di logica pensando che tutto quanto esiste, esiste da sempre - cioè senza origine -, allora ne conseguirebbe che tutto sarebbe eterno, al di là della caducità delle singole forme, e quindi l'esistere sarebbe eterno, al di là della caducità delle singole esistenze: ossia si affermerebbe, implicitamente, ciò che si vuol negare.
Perciò, il negatore del senso trascendente della vita in nessun caso fonda la sua opinione sulla logica, come fa invece tranquillamente quando nella vita deve prendere partito di una cosa inaccertabile oggettivamente.

La logica conforta, invece, l'opinione di chi crede che l'esistenza del Tutto abbia un significato trascendente. Non è certo il caso di addentrarci in dispute religiose o filosofiche, che nascono da una simile convinzione; tuttavia credo che si possano accettare, senza scomodare troppo la fede, alcune plausibili affermazioni come, per esempio, che se l'esistenza del cosmo ubbidisce a precise leggi, cioè ha un ordine, lo stesso ordine non può mancare nella vita dell'uomo, elemento di tale cosmo; e che al di là dell'incomprensibile, per noi, significato degli avvenimenti che ci capitano, a cui prima facevo cenno, vi sia un preciso significato, una profonda ragione.
In altre parole: o Dio non esiste, ma è illogico; oppure, se esiste, non può essere dispettoso e crudele. Cosicché quello che si reputa un castigo, una cattiveria della vita, al di là del suo sapore immediato deve nascondere un fine degno della Divinità, cioè un fine di amore e di vero bene per chi lo subisce. Tutto ciò è quanto suggerisce la logica e il buon senso.

Allora, voi che siete schiantati dal dolore per la perdita di una persona amata, se siete creature ragionevoli, se veramente amate chi è trapassato, dovete arginare il vostro dolore nel pensiero che la sofferenza che state vivendo ha un senso per la vostra vita, e che la morte di chi amate è un evento necessario al suo vero bene.
Se veramente amate chi è trapassato non potete essere tanto egoisti da pensare che sarebbe stato meglio che il suo bene non si fosse compiuto.

Ripeto: tutto questo è quanto una persona di buon senso può accettare senza scomodare la fede, semplicemente seguendo il raziocinio, strumento che appunto è dato all'uomo per fargli capire il senso della realtà nella quale vive.
Se poi, per bontà vostra, credete che la voce che vi parla giunga da quella dimensione di cui prende coscienza l'essere dopo la morte del suo corpo fisico, e se ancora credete che questa voce conosca, se non tutto, almeno parte della Verità, perché non basta essere trapassati per essere nel Vero; allora vi dico, sapendo che mi credete, che la separazione dai vostri cari trapassati è solo per voi, che rimanete nel mondo fisico, perché loro vi sentono e vi vedono in forza del legame amoroso che vi unisce.
Non pensateli quindi con dolore, perché li rattristereste; ricordateli nei momenti in cui erano sereni, nella certezza che li ritroverete, perché il legame creato dall'amore è un legame che non si spezza mai e che, nelle future esistenze, conduce chi si ama a ritrovarsi in amore.

Come l'esistenza di chi è trapassato continua, così la vostra deve proseguire a beneficio di coloro che vi sono vicini fisicamente. Se vi sembra che il destino sia stato crudele con voi, avete un motivo di più per non essere crudeli con gli altri facendo pesare su loro il vostro dolore.

Ora mi fo' portavoce di un ideale messaggio che tutti i vostri amati, che hanno lasciato il piano fisico, potrebbero rivolgervi. Accoglietelo nella convinzione che corrisponde al loro sentire:

« Amore mio, non potermi vedere più fisicamente ti ha lasciato in un dolore che ti fa rifiutare la vita.
Sappi che questa è l'unica cosa che può farmi soffrire, e perciò promettimi che troverai la forza necessaria per reagire e continuare a vivere come quando mi vedevi, mi toccavi, mi interrogavi, ed io ti rispondevo.
Sappi che sono egualmente vicino a te; anzi, più di prima; e che l'amore che ci unisce ci lega indissolubilmente e ti condurrà a rivedermi, riabbracciarmi, riavermi.
Le nostre strade sono solo momentaneamente ed apparentemente divise, ma al di là del velo che ti separa da me, e che dà corpo al romanzo della vita, noi siamo una cosa sola.
Ora tu non puoi più dedicarti a me fisicamente, e se rimpiangi di non averlo fatto in passato più di quanto potevi, promettimi che da ora in poi ti dedicherai di più agli altri a cui sei vicino, ed offrimi quel di più che farai.
 Un giorno, quando tutto questo anche per te sarà compiuto e trascorso, volgendoti indietro nel ricordo tutto ti sembrerà un brevissimo sogno, quasi non vissuto, e solamente la pienezza data dalla consapevolezza di aver pagato un debito, la gioia della comprensione del perché è potuto accadere, la felicità di ritrovarsi quale frutto del tuo dolore, saranno ciò che ne rimane.
   Ti amo.
Per sempre tuo »
                                                                                                                                            DALI

martedì 14 dicembre 2010

Omaggio a Marcello Bacci

giovedì 9 dicembre 2010

Caso XXI

Riporto questo caso tratto dal libro di Ernesto Bozzano "la crisi della morte"

Tolgo l'episodio seguente da un libro che s'intitola Messages from the Unseen (24).
Si tratta di una santa madre la quale comunica tramite la propria figlia. Il volumetto
è ornato dal ritratto della defunta, le cui angeliche sembianze armonizzano in modo
altamente suggestivo con il contenuto dei messaggi, nei quali si aspira la fragranza
celestiale di un'anima bella in suprema comunione d'amore con tutti gli esseri
dell'universo. E la forma in cui sono dettati i messaggi appare così spontanea, così
naturale, da infondere in chi legge la certezza intuitiva della loro origine
genuinamente trascendentale.
Nel primo messaggio lo spirito esprime la propria esultanza per sentirsi finalmente
liberato dal corpo, quindi si rivolge in questi termini al marito:
«In questo momento mi trovo qui presente, insieme con voi, vicinissima a te ed ai
figli. Scacciate il pensiero che io abbia a trovarmi lontanissima dall'ambiente in cui
vissi. Voi potete consultarmi in tutto ciò che desiderate con più facilità di prima. Mi
manterrò sempre in rapporto con voi; non vi abbandonerò mai un solo istante, fino a
quando non arriverà il momento di darvi il benvenuto al varco della grande fiumana.
Possa questo varco riuscire per tutti voi così dolce come lo fu per me! Io nulla
ricordo della traversata. Debbo aver dormito lungamente, per quanto nulla rammenti; ma
quando aprii gli occhi, mi ritrovai miracolosamente guarita e mi vidi qual ero negli
anni migliori della gioventù, ma di gran lunga più esuberante di vita, più lucida di
mente e più felice. Il mio lungo periodo d'infermità mi parve un brutto sogno, dal
quale mi ero infine risvegliata per tornare all'amore dei miei cari, che mi avevano
assistita con tanta abnegazione; e mi sentivo in possesso di tutta la ricca esperienza
acquisita nel passaggio attraverso l'esistenza incarnata...».
Nel secondo messaggio essa ritorna sulla circostanza della «crisi della morte», e
così continua:
«Io non so quali risultino le esperienze degli altri nella traversata della grande
fiumana che separa il mondo spirituale da quello terreno; ma la mia esperienza si
riassume in un risveglio meraviglioso che ancora adesso mi riempie di letizia estatica.
Non temete la morte; nulla c'è da paventare. Tutte le pene, tutti i dolori, tutto ciò
che vi è di brutto nella grande crisi appartengono al lato fisico della medesima;
dall'altro lato c'è l'amore - il Divino Amore - combinato alla gloria inesprimibile del
risveglio spirituale. Quando mi risvegliai, mi vidi circondata dalla schiera compatta
di tutti gli spiriti dei defunti che avevo amato in terra. Vedevo intorno a me i volti
di tutte le persone che mi furono care e che avevo conosciuto in ogni epoca della mia
vita, a cominciare dalla più tenera infanzia; persone che in massima parte erano state
da lunghi anni sottratte al mio affetto. In pari tempo vibravano nell'aria accordi
musicali meravigliosi, letteralmente celestiali, che ascoltavo rapita in estasi. Nel
mio trapasso non vi furono mutamenti bruschi: mi addormentai e gradatamente mi
risvegliai ad una vita di più vasta coscienza di sé, pienamente consapevole di essere
guarita da tutte le infermità, e libera, libera per sempre dal mio vecchio misero corpo che per tanti anni aveva gravato come un impedimento sul mio spirito. Come fare ad
esprimere a parole ciò che tale rivelazione significava per me? Solo coloro che come me
hanno sofferto lungamente, attendendo ansiosamente la liberazione, possono concepirlo.
Mi sentivo perfettamente bene, esuberante di vitalità, ringiovanita, e quando al
risveglio risposi ai saluti augurali di tante persone care venute ad accogliermi,
sapevo di non sognare, sapevo di essere effettivamente entrata in ambiente spirituale;
sapevo di essere morta. "Morta!". Questa parola è una burla! Miei cari, non parlate mai
di me come di persona morta. Io sono viva di una vitalità non mai provata e non mai
sognata, in possesso di facoltà nuove, di energie nuove, con decuplicata capacità di
amare e di essere felice: tutte circostanze per le quali mi si rivela il gran fatto che
l'esistenza in queste Sfere ha da essere una gioia permanente. Onde pervenire a una
simile meta, valeva dunque la pena di vivere una vita di lotta e di sofferenze. Ora a
me sembra di aver vissuto in terra un'esistenza di sogno; questa sola, infatti, è vita
reale: l'altra era un'ombra di vita. Voi soli rimanete per me una realtà dell'esistenza
terrena; e l'amato mio compagno e i figli miei costituiscono l'unico vincolo che mi
unisce ancora al mondo dei viventi...
«Nel paradiso in cui mi trovo prevalgono il perfetto amore e l'armonia universale, i
quali si estrinsecano in una gloria di luce radiosa, palpitante di energie vitali, che
riempie l'anima di sentimenti dilettevoli e di gioia suprema. Nel nostro ambiente i
pensieri sostituiscono la parola, ed essi non solo vibrano all'unisono con le anime nostre, ma assumono mirabili colorazioni e si convertono in suoni armoniosissimi,
così che intorno a noi vibra una sinfonia di accordi musicali sempre più meravigliosi
di una bellezza a gradazioni infinite.
«[...] Desidero parlarvi ancora della musica meravigliosa che mi accolse al momento
del mio ingresso nel mondo spirituale, esperienza che non ha confronti nei miei ricordi
terreni. Non ero sola ad ascoltarla, poiché la maggior parte degli spiriti convenuti ad
accogliermi l'ascoltavano e se ne deliziavano come me. Era un avvicendarsi glorioso di
accordi musicali che parevano provenire da uno strumento centrale, da un organo
gigantesco, e si espandevano e vibravano per lo spazio a ondate di armonie celestiali
che parevano elevarsi, elevarsi, fino a ricongiungersi in Dio. Quella sinfonia era così
potente, così grandiosa, così penetrante, che pareva dovesse ascoltarla l'universo
intero. Eppure, mentre ascoltavo, avevo l'impressione che quegli accordi si
estrinsecassero per me sola, e mi giungessero come una voce che parlasse all'anima mia,
rivelando a me stessa l'intima natura e i meravigliosi segreti del mio essere e
ammaestrandomi sul fatto che nel mondo spirituale la musica è il veicolo rivelatore
delle grandi verità cosmiche... Se voi mi chiedeste dov'era lo strumento musicale, di
dove proveniva quella musica, io non saprei che cosa rispondere. Proruppe
all'improvviso, non domandata. So soltanto ch'essa rappresentò per me il primo passo
verso l'iniziazione alle meraviglie della Sfera spirituale...
«Una delle grandi attrattive di questa Sfera consiste nel fatto che per quanto vi
siano aspetti della sua configurazione generale che risultano immutabili, in pari tempo
vi è in essa una sorta di configurazione particolare sovrapposta - se così è lecito
esprimersi - la quale invece è mutabilissima. Il che avviene perché noi tutti
possediamo facoltà creatrici che si esercitano perpetuamente sull'ambiente immediato in
cui esistiamo così che ogni mutamento nel nostro modo di sentire e di pensare, apporta
un mutamento corrispondente nell'ambiente intorno a noi. Anche le nostre vestimenta
risultano creazioni del nostro pensiero e sono formate con elementi tratti
dall'ambiente in cui esistiamo. Io non comprendo ancora esattamente il processo per cui
si determina il miracolo, ma sta di fatto che tali manifestazioni esteriori del nostro
pensiero traducono le disposizioni inferiori del nostro spirito. Ne deriva che per gli
spiriti che esistono da lungo tempo in questo ambiente, le vestimenta costituiscono un simbolo infallibile che svela loro l'intrinseco valore morale dello
spirito che se ne riveste.
«Sebbene la natura di questo mondo appaia enormemente diversa da quella terrena, i
due mondi tuttavia si rassomigliano, con la differenza che il mondo spirituale risulta
di gran lunga più raffinato, eterico: ecco tutto...
«Strano a dirsi! Sebbene al mio arrivo nel mondo spirituale, ogni cosa ivi esistente
mi apparisse tanto meravigliosa, ebbi subito a provare il sentimento di trovarmi in
ambiente non nuovo per me. Espressi tale sentimento ai miei compagni spirituali, ed
essi m'informarono che recupererò gradatamente la memoria di vicende personali le quali si estendono di gran lunga oltre i limiti della mia ultima esistenza terrena,
comprendendo ricordi di un tempo in cui avevo soggiornato nel mondo spirituale, il
quale è il vero soggiorno. E infatti comincio a rammentare... Non desidero entrare in
una lunga dissertazione sul tema, ma giova che io stabilisca ciò che a me risulta in
proposito; ed è che i miei figli, insieme ad altri spiriti cui ebbi a intrattenermi al
riguardo, m'informarono che ricordavano chiaramente tutte le vite vissute in precedenza
sul pianeta terra, mentre io stessa comincio a recuperare i ricordi di fasi di
esistenza incarnata anteriori a quella da me ora compiuta. Però non saprei dire se tali
miei ricordi si riferiscano a vite vissute in terra, o in altri pianeti dell'universo.
Questo io conosco per certo: mi trovavo rivestita di un corpo molto simile al vecchio
corpo da poco abbandonato...».



mercoledì 1 dicembre 2010

Il grande antidoto alla depressione

Peter Roche De Coppens
Americano, laureato in psicoterapia umanistica, seguace di Assaggioli per lo studio della Psicosintesi; insegnante di sociologia e antropologia in Pennsylvania, membro dell'Accademia delle Scienze di New York e consulente spirituale delle Nazioni Unite.