sabato 10 settembre 2011

Conversazioni con Dio

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POSSIAMO parlare un po’ della morte?
Avevi detto che il terzo volume avrebbe affrontato le verità universali.
Finora però abbiamo parlato pochissimo della morte ciò che accade dopo.
Benissimo.
Cosa vuoi sapere?
Che cosa accade quando sì muore?
Che cosa scegli che accada?
Vuoi dire che accade ciò che noi scegliamo?
Credi che soltanto perché morite smettiate di creare?
Non lo so.
Per questo Te lo chiedo.
Giusto.
In realtà lo sai, ma vedo che l’hai dimenticato, il che va benissimo: è tutto secondo il piano.
Quando morite, non smettete di creare.
Questa risposta è abbastanza definitiva per te?
Sì.
Bene.
Ora, la ragione per cui non smettete di creare quando morite, è che non morite.
Non potete morire, perché siete la vita stessa.
E la vita non può non essere la vita.
Perciò voi non potete morire.
Quindi, al momento della morte, accade che... continuate a vivere.
Per questo molti muoiono e non se ne rendono conto: perché non hanno l’esperienza di essere
morti.
Si sentono vivi (e infatti lo sono), e questo li confonde.
Il corpo è freddo e immobile, ma il Sé si muove dappertutto.
Spesso ha l’esperienza di galleggiare sopra il corpo, o di essere contemporaneamente in ogni
punto dello spazio.
E non appena desidera un particolare punto di vista, lo sperimenta immediatamente.
L’anima (questo è il nome che da ora daremo al Sé) si chiede: Perché il mio corpo non si
muove?
E vi galleggia sopra, osservandolo con curiosità.
Se qualcuno entra nella stanza, e l’anima si chiede: Chi è? si troverà immediatamente davanti
o accanto a quella persona.
Così in pochissimo tempo impara che può andare dappertutto con la velocità del pensiero, e ci
mette un po’ad abituarsi a rimbalzare in giro ogni volta che pensa qualcosa.
Poi impara che può anche trovarsi in più luoghi allo stesso tempo, vivendo e agendo in tali
luoghi senza difficoltà, e può tornare a “riunirsi” in un posto solo semplicemente pensandolo.
Così l’anima capisce ciò che sarebbe stato meglio capire durante la sua permanenza nel corpo:
che ogni effetto è creato dal pensiero, e che la manifestazione è il risultato dell’intenzione.
In altre parole, la mia intenzione diventa la mia realtà.
Esattamente.
L’unica differenza è la velocità con cui sperimenti il risultato.
Nella vita fisica, tra il pensiero e l’esperienza può esserci uno scarto di tempo.
Nel regno dello spirito i risultati sono istantanei.
Perciò le anime appena dipartite imparano a stare molto attente ai loro pensieri, perché
qualunque cosa pensino si traduce in realtà.
Uso il termine “imparano” come figura del discorso.
In realtà sarebbe più appropriato dire “ricordano”.
Se le anime incarnate in un corpo fisico imparassero a controllare i loro pensieri con
l’efficienza delle anime spiritualizzate, la loro vita cambierebbe completamente.
Nella creazione della realtà individuale, il controllo del pensiero (che alcuni chiamano
preghiera) è tutto. 

Conversazioni con Dio
attraverso Neale Donald Walsch (USA)
(3 libri editi dalla Sperling & Kupfer)

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