venerdì 6 aprile 2012

Le carezze di Dio

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I nostri angeli del cielo sono come gabbiani leggeri che si posano sul mare calmo e non su
un mare agitato dal nostro sentimento di rivolta, dalla nostra apprensione, dalla nostra ansia ed angoscia. Sappiamo che tutto ciò forma una barriera impedisce la comunicazione.
I messaggi devono considerarsi eccezionali, sono un dono ed una grazia di Dio.
Sappiamo che tutto ci giunge dall’Alto, che il messaggio ci viene dato spontaneamente e
non può essere provocato.
Diffidate dai falsi profeti, diffidate da chi promette messaggi a ripetizione come se tutti i
nostri cari fossero in ogni momento in fila indiana pronti alla chiamata.
Ci vuole tanta umiltà, tanto rispetto davanti al mistero: il messaggio ci giunge nel silenzio, nel raccoglimento, nella preghiera, nella vibrazione d’amore.
Non dobbiamo aver bisogno di evocare, perché sono Loro che evocano noi; e non hanno
bisogno di sedute, di luci spente, di sperimentazione di gruppo.
Non si fanno gli esperimenti con Dio!
Mettiamoci a loro completa disposizione, creiamo un vuoto mentale come se ci
trasformassimo in una vuota conchiglia che sa captare il rumore del mare.
I messaggi sono profondi e trasparenti come laghi di montagna.
E soprattutto smettiamola di tirare in ballo questo subconscio tuttofare. Spiace constatare come non solo gli atei, ma anche i credenti si aggrappino a questo argomento.
Grazie, caro subconscio, per le stupende parole di verità e di vita che sai darci.
Jean Prieur indica un esempio eclatante di autonomia del messaggero: il giovane Pierre
Monnier, che ha ricevuto una educazione rigidamente protestante, parla alla madre
protestante di angeli custodi, di santa Teresa di Avila, di santa Caterina, di santa Teresa di
Lisieux, ma soprattutto eleva un inno alla Vergine Maria.
Tutti i messaggi inviati da Daniela in cinque anni iniziano con un 8 orizzontale, simbolo
dell’amore che non ha mai fine. L’Agosto 1990 per la prima volta Daniela ha tracciato un 8 verticale per significare, come ha subito commentato, lo slancio della nostra preghiera
di ringraziamento per la nascita della nipotina, Cristina, verso Colui che tutto dispone
e dirige! No, il subconscio non c’entra affatto! Potremmo, semmai, parlare di una “supercoscienza” o “ultracoscienza” che ci permette di entrare in una ineffabile simbiosi
con le sfere celesti illuminate da Dio.
Consideriamo piuttosto il nostro subconscio come un filo elettrico che trasmette la luce ma non è la luce, è il conduttore e non la sorgente della luce, è il mezzo, è il tramite ma non la causa, può riprodurre ma non produrre!
Se i messaggi sono “carezze di Dio”, noi dobbiamo essere solo disponibili a riceverne il
dono. Non dobbiamo provocare e sollecitare il dono ma saperlo attendere con fiducia e
pazienza.
Così comportandoci siamo certi che non disturbiamo nessuno, non interrompiamo i
compiti e le missioni dei nostri cari. Né potremo essere accusati di “necromanzia”.
Tra i nostri oppositori ci sono anche quelli che arrivano a dire che i messaggi da noi
ricevuti sono di origine demoniaca.
Messaggi che ci invitano all’amore, alla preghiera, al perdono sarebbero, per costoro,
opera di Satana.
Vale la pena di rispondere soltanto che fare una simile affermazione è idiota quanto
iniquo, è blasfemo, è “demoniaco” esso stesso.
Chiusa la parentesi, e per tornare a parlare di cose serie: io sono fermamente convinto che la conditio sine qua non per ottenere i “segni” della presenza dei nostri cari,
il privilegio di un sublime contatto con la realtà spirituale trascendente, cioè per essere
degni di quelle che amo chiamare “carezze di Dio”, è necessario accettare il volere di Dio
stesso per divenire collaboratori, anche attraverso la nostra umana sofferenza, dei suoi
disegni imperscrutabili.
I segni autentici giungono attraverso questo processo di catarsi, di evoluzione, di
illuminazione.
Attenti ai vari surrogati dei segni, ai falsi profeti, agli speculatori del dolore.
Non credo, amici, ai messaggi che giungono a ripetizione e a comando! Non apprezzo
l’esaltazione, il fanatismo, la ricerca ostinata, insaziabile di segni, che all’opposto ci
giungono inaspettatamente e spontaneamente al di fuori della nostra volontà.
Di questo dobbiamo renderci conto per accogliere le “carezze di Dio” con infinita umiltà.
Noi offriamo soltanto la nostra disponibilità, ci trasformiamo in “canali”, in strumenti
docili e fiduciosi.
Al resto pensano Loro, se e quando possono, in virtù di quella forza inestinguibile, di quel filo che non si spezza e che si chiama Amore.

Mario Mancigotti











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