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L'evoluzione passa necessariamente attraverso tre punti fondamentali, che si succedono avendo come Fine ultimo la perfezione dell’umanità:
Punti di Crisi;
Punti di Tensione;
Punti di Rinnovamento.
Allo stato attuale, l’umanità sembra trovarsi, come il guerriero Arjuna nella Bhagavad-Gita, nel mezzo del conflitto, tra le porte delle tenebre e le Forze della Luce, tra il materialismo e la spiritualità, tra la morte per ostinata ignoranza e la Vita liberamente scelta, che può sprigionarsi solo attraverso la vigilanza su pensieri, parole e azioni:
I tempi in cui vivete sono caratterizzati da immensi cambiamenti, e per gestire questo eccezionale processo di trasformazione del genere umano sono necessari una grande flessibilità e un chiaro intento. Sviluppare la capacità di essere consapevoli di ciò che si pensa mentalmente, si sente emotivamente e si dice verbalmente, e strutturare la propria vita con chiarezza cristallina attraverso pensieri, parole e azioni, è essenziale per vivere una vita al pieno delle sue potenzialità.
Uno dei primi passi verso l’esperienza “religiosa” e verso la “spiritualità” è il senso della sacralità dell’esistenza e della solennità delle tappe della vita di ogni singola e del Pianeta nel suo complesso, quando contemplate con animo sensibile e partecipe. Nasce da questo stato di “maestoso stupore” e di “innocente empatia” la Volontà di servire il Tutto, in qualsiasi modo ciò possa essere inteso.
Sul Sentiero siamo chiamati a scelte decisive e improrogabili.
Ce le richiedono:
i mutamenti sempre più accelerati che attraversa il Pianeta in ogni campo: geofisico, sociale, economico, culturale;
il dolore dei fratelli sofferenti per le crudeli sperequazioni economiche e per l’indifferenza imperante;
l’agonia del Pianeta vivente che ci ospita, e di cui siamo cellule, trasformato in luogo di dis-amore distruttivo a causa di irresponsabili ambizioni di potere e mortali giochi consumistici;
il richiamo incessante della nostra anima, che ci sospinge alla scoperta del nostro vero Im-pegno (dare se stessi in pegno);
la nostra stessa natura, ancora oscuramente percepita, di Esseri destinati alla Perfezione e alla Luce.
Il nostro Compito, posto tra Cielo e Terra, è quello di “diventare ponti”, sviluppando il rapporto armonioso e l’unità d’azione tra gli esseri umani, pur nelle diversità dei temperamenti e dei mezzi usati; di manifestare dedizione e ordine, contrastando, con il metodo del “non dare energia”, le opposte caratteristiche manifestate nel mondo nel quale è nostro dharma vivere.
Nessun approccio “spirituale” all’esistenza può prescindere dal fatto che la dimensione animica si realizza nella vita di ogni giorno, che è per tutti, consapevoli e inconsapevoli, strumento di insegnamento e campo di servizio. Chi aspira a vivere una vita “spirituale” dovrà esaminare obiettivamente le proprie più profonde motivazioni. Scopriremo che quelle poco limpide cercheranno spesso di dissimularsi, poiché, essendo annidate nell’ombra dell’ego, sfuggono alla luce: fuga dal mondo, desiderio di deresponsabilizzazione, aspirazione a “sentirsi speciale”, illusione di una vita “più facile”…
E’ la “stabilità”, come afferma il Maestro Aïvanhov, che dà la misura dell’avanzamento dell’aspirante:
Essere stabili significa essere fedeli ai propri impegni e proseguire lungo il cammino malgrado tutto; e questo è difficile, più difficile che essere gentili, servizievoli, amorevoli, generosi, coraggiosi. Quando siete ben disposti, vi ripromettete di avanzare sempre sul cammino della luce, anche se è difficile.
Ma qualche giorno dopo, vi trovate in un altro stato d’animo e non vi ricordate più di aver preso quelle decisioni. Dove credete di andare così? Per avere accesso ai Misteri, bisogna poter dire come l’Iniziato dell’antico Egitto: «Io sono stabile, figlio di stabile, concepito e generato nel territorio della Stabilità”.(Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
Se la ricerca non è ancora autentica, solo una parte superficiale della vita è consacrata allo “spirituale”; si cerca talvolta conformità o sicurezza e si è interessati per lo più ad attività, riti e cerimonie esteriori, che rasserenano la mente, placano agitazioni e rimandano l’impressione di “stare meglio con se stessi”.
Una motivazione più alta è riconoscibile:
dallo strenuo sforzo per il miglioramento di sé;
dalla ricerca del nucleo essenziale “di senso” della nostra esperienza terrena;
dalla chiara visione che ciò che ci ostacola è l’ego, di cui la paura e l’avidità sono le più frequenti manifestazioni;
dal conseguimento di duraturi conseguimenti interiori che ripudino la tendenza a esigere, forzare, trattenere e prendere per sé;
soprattutto, dall’aspirazione al Servizio disinteressato.
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